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Alessio Pravisano fisioterapia

Fisioterapia
terapia manuale, osteopatia, riabilitazione, tape chinesiologico

sport - lavoro - vita quotidiana

 


Sport

 

Distorsione di caviglia/ginocchio

distorsione cavigliaE’ uno tre i traumi più diffusi tra gli sport di contatto e a seconda dell’entità del danno tissulare può essere anche molto invalidante e mantenere l’atleta per diverso tempo lontano dall’attività sportiva.

Sicuramente la regola del R.I.C.E. è sempre utile: Riposo (Rest), Ghiaccio (Ice), Compressione (Compression) ed Elevazione (Elevation). Essa ti permette di ridurre al minimo gli effetti infiammatori del trauma e preparare al meglio la guarigione dei tessuti, ma per accelerare i tempi di guarigione e per guidarli affinché si possa ottenere il più possibile una restitutio ad integrum è fondamentale iniziare un precoce percorso riabilitativo e fisioterapico.

Si può intervenire con molteplici terapie che vanno ad agire su infiammazione, dolore, edema e stimolazione del metabolismo locale, che il fisioterapista deciderà dopo l’attenta valutazione del paziente:

  • Tecarterapia/Diatermia
  • Lasertrapia
  • Ultrasuonoterapia
  • Bendaggio compressivo elastico (Tape chinesiologico)

Successivamente si potranno eseguire trattamenti di terapia manuale ed infine programmare un piano di recupero della forza e della propriocezione del distretto interessa dal trauma.

Distrazioni muscolari

Maggiore è la sollecitazione muscolare durante la performance agonistica maggiore è la possibilità che il muscolo possa incorrere in un infortunio di tipo distruttivo di varia entità:

Grado 0: Contrattura. Aumento del tono del muscolo per difesa senza rottura di fibre muscolari.

Grado 1: Stiramento muscolare. Lesione di alcune fibre del muscolo senza perdita di continuità del muscolo sesso

Grado 2: Strappo muscolare di lieve entità. Lesione di una porzione delle fibre del muscolo con perdita di continuità di una parte del muscolo. Si associa spesso a versamento ematico importante.

Grado 3: Strappo muscolare di grave entità. Lesione di una ampia porzione del muscolo.

Tutte queste lesioni sono caratterizzate dalla presenza di dolore e in maniera proporzionale alla lesione da impotenza funzionale.

Oltre all’anamnesi diventa importante anche l’indagine ecografia per determinare l’entità della lesione. importantissimo è certamente anche in questo caso cominciare precocemente con un percorso fisioterapico per consentire un recupero rapido e soprattutto per guidare il processo ripartivo delle fibre muscolari evitando la formazione di fastidiose aderenze cicatriziali che comprometterebbero la ripresa agonistica ad alti livelli.

Si può intervenire con molteplici terapie che vanno ad agire su infiammazione, dolore, edema e stimolazione del metabolismo locale, che il fisioterapista deciderà dopo l’attenta valutazione del paziente:

  • Tecarterapia
  • Lasertrapia
  • Ultrasuonoterapia
  • Bendaggio compressivo elastico (Tape chinesiologico)

Successivamente si eseguiranno dei trattamenti manuali sulla cicatrice per scollare le aderenze cicatriziali e si invierà il paziente dal preparatore atletico di riferimento per il reinserimento all’attività agonistica.

Tendiniti alla spalla

tendiniti spallaSicuramente le tendiniti più frequenti sono quelle a carico della cuffia dei rotatori della spalla (in particolare quelle a carico del tendine del muscolo sovraspinato) e quelle del tendine del capo lungo del muscolo bicipite brachiale. Entrambi questi tendini svolgono un ruolo fondamentale per il centramento attivo/dinamico della testa dell’omero rispetto la superficie articolare della scapola, la glena. Proprio per questo motivo in tutti quegli sport in cui vi è un importante sollecitazione dell’arto superiore al di sopra la linea delle spalle (overhead sports) come ad esempio il volley, il tennis e il nuoto sono quelli più a rischio per questo tipo di problematica.

Le indicazioni per il trattamento di queste patologie che rimangono sempre valide sono il ghiaccio localmente e il riposo funzionale dell’arto superiore, ma sicuramente si rivelano molto utili ed efficaci nella risoluzione dell’infiammazione e del sintomo doloroso le terapie fisiche (laserterapia, ultrasuonoterapia, tecarterapia).

Successivamente bisognerà indagare su che tipo di squilibrio funzionale ha generato il sovraccarico tendineo e predisporre un piano di rieducazione neuromuscolare per ristabilire i delicati equilibri articolari e muscolari.

 


Lavoro

 

Epicondilite

gomito del tennistaConosciuta anche come “gomito del tennista” è una patologia che colpisce il comparto tendineo degli estensori di polso e dita nella regione inserzionale prossimale. Generalmente è una patologia da sovraccarico a causa di movimenti intensi e ripetuti ma può insorgere anche come conseguenza di un evento traumatico a carico del gomito. Si presenta con un dolore acuto di elevata intensità nella zona dell’epicondilo che può irradiare sia disattente verso la mano e le dita che prossimalmente verso la spalla all’esecuzione di semplici movimenti quali stringere la mano, versare l’acqua di una bottiglia o girare la chiave nella serratura.

Le categorie lavorative più colpite da questa patologia sono sicuramente i baristi, gli elettricisti e gli operai in catena di montaggio.

L’intervento deve essere molto rapido per evitare la cronicizzazione dell’infiammazione, evento molto frequente. Fondamentale nelle prime fasi il riposo funzionale dell’arto superiore e l’applicazione di ghiaccio. Si può intervenire con molteplici terapie che vanno ad agire su infiammazione, dolore, edema e stimolazione del metabolismo locale, che il fisioterapista deciderà dopo l’attenta valutazione del paziente:

  • Tecarterapia/Diatermia
  • Lasertrapia
  • Ultrasuonoterapia
  • Bendaggio compressivo elastico (Tape chinesiologico)

Successivamente bisogna intervenire con del massaggio alle strutture muscolari contratte (soprattutto muscoli dell’avambraccio), con della terapia manuale e rinforzo muscolare per risolvere lo squilibrio posturale che ha determinato il sovraccarico causa del problema.

Lombalgia

LombalgiaChi nella vita non ha mai provato quella sgradevole e dolorosissima sensazione del blocco lombare (o come spesso viene chiamato, colpo della strega). La patologia lombare è senza dubbio una delle maggiori piaghe che colpisce la categoria dei lavoratori.

Poiché solo una piccola parte delle forme lombalgiche sono riconducibili ad una alterazione anatomica del segmento lombare (ernie o protrusioni discali, scoliosi, lesioni ossee, osteoporosi) nella maggioranza dei casi bisogna andare a ricercare la causa del dolore nelle abitudini lavorative, sportive e della vita quotidiana. Infatti quello che maggiormente accade è un sovraccarico funzionale delle strutture muscolo scheletriche dovute ad errate posture o movimenti ripetitivi sul luogo di lavoro, a gestualità sportspecifiche ripetitive o a stili di vita poco salutari in modo particolare dal punto di vista alimentare.

Bisogna quindi individuare con precisione la causa primaria del mal di schiena ed agire in maniera repentina su di esso per eliminare la causa scatenante il dolore. Per quanto riguarda il paziente invece è consigliabile l’astensione di attività motorie gravose e soprattutto il riposo dall’attività motoria scatenante il problema.

Dal punto di vista fisioterapico ci sono molteplici approcci a disposizione del fisioterapista che verranno scelti dopo l’attenta valutazione del paziente:

  • massoterapia decontratturante
  • terapia manuale
  • osteopatia
  • tecarterapia
  • laserterapia
  • ultrasuonoterapia
  • stretching muscolare
  • taping chinesiologico

 


Vita quotidiana

 

Cervicalgie

cervicalgiaIl dolore nella regione cervicale è una problematica molto diffusa in tutta la popolazione in quanto questa parte del corpo, proprio per la sua centralità anatomica e per le sue importanti, delicate e allo stesso tempo gravose funzioni (deve sorreggere il peso del cranio), è messa costantemente sotto sforzo.

Generalmente si presenta con del dolore muscolare e rigidità del rachide cervicale con la possibilità anche di una dolorabilità irradiata verso il cranio (cefalee miotensive di origine cervicale), verso gli arti superiori (cervicobrachialgia) o verso la regione mascellare (nevralgia riferita del n. trigemino).

Innanzitutto bisogna ricordare come non si possa estrapolare il rachide cervicale dal ben più complesso cingolo toraco-cervico-scapolo-omerale: esso infatti si comporta funzionalmente come un’unica grande struttura. Da qui si capisce come la funzionalità dei singoli elementi influenzi in maniera diretta la corretta funzionalità di tutto il sistema e come questa interconnessione implichi a livello diagnostico un’attenta analisi a largo raggio per la determinazione della causa primaria del sintomo. A questi aspetti puramente meccanici si possono sommare le influenze sul rachide cervicale delle afferenze visive (adattamenti posturali per la visione), fonatorie (fonazione e deglutizione), labirintiche (equilibrio) e psicologiche (stress, ansia, ecc.).

Diventa quindi importante la collaborazione con la figura medica per la formulazione di un’attenta e precisa diagnosi che permetta di impostare poi un piano riabilitativo mirato che porti alla risoluzione completa della sintomatologia ed eviti le recidive nel tempo.

Gli strumenti in mano al fisioterapista sono tutte le terapie manuali e strumentali, ma diventa importantissima la corretta educazione posturale del paziente e l’educazione dello stesso ad una costante mobilizzazione articolare e tonificazione muscolare per mezzo di esercizi specifici quotidiani.

Artrosi delle mani

L’artrosi a livello delle mani è una problematica molto diffusa e soprattutto molto invalidante a causa del forte dolore che comporta e alla importante impotenza funzionale che ne consegue.

Il fenomeno artrosico colpisce tutte le articolazioni della mano ma risulta essere più evidente a carico delle articolazioni interfalangee distali dal secondo al quinto dito (caratteristica la formazioni dei noduli di Heberden che deformano la normale anatomia articolare) e dell’articolazione trapezio-metacarpale del primo dito (rizoartrosi). L’artrosi si dice primaria quando è dovuta alla normale usura delle superfici cartilaginee articolari o secondaria quando è dovuta a cause lavorative/domestiche (attività manuali particolarmente gravose) o in seguito ad eventi traumatici. Colpisce in maniera indistinta uomini e donne anche se quest’ultime presentano spesso quadri patologici più gravi a causa della concomitante osteopenia dovuta al periodo menopausale.

Il fisioterapista è una figura molto utile per la gestione di questa problematica in quanto può intervenire in maniera diretta attraverso la terapia fisica (laserterapia, ultrasuonoterapia, tecarterapia) sul fenomeno infiammatorio e indiretta attraverso la terapia manuale andando a ricreare il giusto equilibrio sulle catene muscolari dell’arto superiore. E’ inoltre determinante il ruolo di educatore del terapista riguardo l’economia articolare, al fine di insegnare al paziente a gestire il suo problema, e riguardo il cambio di stili di vita (soprattutto quello alimentare per contenere il più possibile gli stati infiammatori).

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